Che bello innaffiare il giardino
per dar coraggio al verde!

Bertold Brecht


giovedì 20 marzo 2014

Registro Fry

Desidero condividere una esperienza per me importante relativa al registro fry.
All'ultimo anno di medicina, alla fine degli anni '70, mi preparavo a scrivere una tesi sul canto, lavorando con un neurofisiologo che si occupava di come cambiassero, durante alcune condizioni di utilizzo della voce, i parametri vitali. Contemporaneamente continuavo la mia ricerca personale frequentando il dojo di un maestro zen allievo di Taisen Deschimaru. Ogni mattina, dalle 6 alle 7, mi recavo lì per l'ora di meditazione collettiva.
Nella meditazione zen, oltre alla posizione del corpo e delle mani, viene rispettata una particolare collocazione spaziale. Gli allievi siedono sul cuscino di meditazione, con il viso rivolto al muro. Il maestro li osserva dal centro della stanza, pronto a colpirli sulla spalla con una bastone piatto se ne coglie la deconcetrazione.
Una mattina, convinta che il mio maestro, come sempre, si trovasse dietro di me, mi sono sorpresa a sentire salire dal pavimento una vibrazione profonda che dal cuscino si diffondeva a tutto il mio corpo.Una specie di moto ondulatorio che si armonizzava al mio respiro e mi avvolgeva completamente. La mia prima immagine è stata del tutto irrispettosa: il maestro sta pulendo il pavimento con uno di quegli aggeggi che ho visto in metropolitana lavare il linoleum! Tanto la vibrazione mi pareva non umana e  pervasiva dello spazio intorno a me. Mi sono voltata, aspettandomi sulla spalla il lieve tocco del bastone che precedeva il colpo, e ho visto il maestro in meditazione seduto in un angolo della stanza. Cantava un mantra circolare in glottal fry. Tutta la stanza consonava con la sua voce. Era la prima volta che ascoltavo un tale suono.
Nell'estate di quello stesso anno, un giovane medico mio amico ospitò nella propria condotta, in un angolo montano del Piemonte, un gruppo di monaci tibetani da poco fuggiti dalla loro terra. Lo raggiunsi lì, per continuare la mia ricerca.  Riascoltai così  il registro fry e  ne capii il significato profondo. Ogni notte, il monaco più anziano, cantava per noi la "preghiera della guardia", muovendo contemporaneamente le mani a descrivere un moto circolare senza fine. Con tale preghiera, spiegava, lui e i compagni, fuggiti dal monastero con gli sci ai piedi, al calare del sole, nel loro cammino di esilio, costruivano una rete acustica protettiva, formata da vibrazioni concentriche generate dal canto.
Un poco alla volta mi avvicinai con molto rispetto e stupore a questo registro e ne compresi il significato culturale.
Nella religiosità tibetana l'energia (Prana) è immaginata penetrare tutto il reale. Il canto non è che la restituzione di questa energia,originalmente muta (l'aria inspirata: prana), in energia vibrante sonorizzata. Il modo, tutto umano, di partecipare alla vibrazione universale.
Ecco allora le bandiere di preghiera tese nelle valli del Tibet, sulle quali sono scritti brevi mantra. Il vento stesso sprigionerà da esse il suono racchiuso nella scrittura. E i tamburi rotanti, posti fuori dal tempio, con le parole incise a sbalzo, che il passante fa ruotare, affinché la preghiera, liberata dal movimento del cilindro, si unisca alla medesima vibrazione universale alla quale l'orante partecipa nel canto.
Ho molto amato questa cultura, mi ha insegnato molto. Nel mio lavoro di medico mi ha educato a pensare alla voce come a un evento naturale, ristabilente l'armonia tra l'uomo e il mondo, e al canto come alla grata restituzione all'universo della energia che ci fa vivere, dopo averla resa vibrante in noi.
Per questa ragione mi imbarazza pensare al registro fry come a una tecnica di riscaldamento, di raffreddamento o di detersione cordale. Mi è inconcepibile ridurlo a un eserciziario. Per questo registro sacrale ho il massimo rispetto.

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