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Bertold Brecht


martedì 18 marzo 2014

Farmaci per il reflusso gastroesofageo che provocano infarto?

In relazione alla notizia  diffusa da retenews24 dal titolo "Rischio morte per farmaci da reflusso" e della quale molti riportano sui network il link, desidero chiarire alcuni concetti.
Innanzi tutto la notizia (i titolisti hanno sempre paura che i fatti di cui si occupano non ottengano rilevanza se non presentati in modo drammatico) è redatta in modo scorretto. Il plurale è infatti ingiustificato: non si tratta di farmaci ma di un farmaco, con alcuni nomi commerciali (cioè di un solo principio attivo).
Tale principio, il Domperidione, è già stato segnalato a noi medici nel 2011, con una nota AIFA (agenzia italiana del farmaco), come possibilmente legato ad episodi di aritmia ventricolare (quindi non di infarto) causante arresto cardiaco e di morte improvvisa.
Il Domperidione  veniva consigliato in caso di rallentato svuotamento gastrico ed è usato per il reflusso gastroesofageo solo raramente.
La commercializzazione dei farmaci detti "inibitori di pompa protonica" (quelli che finiscono in olo, per intenderci: pantoprazolo, esomeprazolo, omoprazolo, lansoprazolo, ecc.) ha completamente soppiantato l'uso dei procinetici (categoria alla quale appartiene il Domperidione) nella cura del reflusso, anzi ha reso più rare alcune complicanze della patologia stessa,  quali le aritmie, le tachicardie sopraventricolari e le patologie esofagee.
Almeno dalla fine del 2011 il principio attivo viene prescritto con cautela. Non è quindi il caso di allarmarsi nei confronti dell'intero repertorio farmacologico dedicato alla malattia da reflusso.
L'unico vero problema degli inibitori di pompa è nascondere sintomatologie gastriche di rilevanza oncologica, cioè di alleviarne i sintomi, ritardando la diagnosi.

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